Se hai dell’oro che non usi o rotto puoi decidere di rivenderlo, ma a quale prezzo?
Uno degli errori più comuni per i non addetti ai lavori è infatti quello di calcolare il valore moltiplicando il peso in grammi dell’oggetto per il valore di mercato dell’oro, senza però considerare un aspetto fondamentale: per determinare il reale valore di un oggetto prezioso è necessario esaminare il grado di purezza dell’oro.
Le quotazioni di mercato, facilmente reperibili anche online, sono infatti basate sull’oro puro, com’è generalmente quello utilizzato per l’oro da investimento, quindi sotto forma di lingotti, raramente utilizzato per la manifattura di oggetti, a causa della sua estrema morbidezza, che lo rende facilmente deformabile.
Valore dell’oro e carati. Cenni storici.
Per calcolare correttamente il valore di un oggetto prezioso è quindi necessario determinare il grado di purezza dell’oro di cui è fatto. In altre parole la valutazione di un oggetto d’oro passa dalla misurazione dei suoi carati. Come noto, il carato è infatti l’unità di misura utilizzata per misurare la purezza dei metalli preziosi, quali oro e argento.
La storia del carato è una storia antica, che risale almeno al I secolo d.C. All’epoca, i carati erano misurati in modi diversi a seconda della regione, ma il metodo più comunemente utilizzato era quello di pesare una determinata quantità di metallo prezioso e confrontarla con un campione di riferimento.
Nel corso del tempo, fino ai giorni nostri, sono stati sviluppati ulteriori metodi di misurazione dei carati. Ad esempio, alcuni strumenti di analisi chimica possono misurare l’oro in base al contenuto di oro in una particolare traccia. Altri strumenti, come le bilance elettroniche, possono pesare l’oro con grande precisione.
La misurazione dei carati dell’oro è quindi un’attività antica, che ha subito una notevole evoluzione nel corso dei secoli.
L’odierno sistema di misurazione dei carati.
Il sistema di misurazione dei carati è stato introdotto in Italia nel 1478, con la Legge dei Carati, che stabiliva come le parti di oro e argento dovessero venir misurate in carati.
Oggi un carato (1K) equivale a 1/24 di peso totale di un materiale prezioso. L’oro 24 carati è quindi il massimo grado di purezza del metallo prezioso: a un numero di carati inferiore corrisponde pertanto un grado di purezza, quindi un valore, inferiore.
La maggior parte dei gioielli è realizzata con oro 18 carati, che rappresenta una buon grado di qualità e purezza.
Metodi di misurazione e carati effettivi.
Esistono diversi metodi per misurare i carati dell’oro. Il metodo più comune è la prova con acidi, nota anche come prova dei carati. Con questo metodo, una piccola quantità d’oro viene miscelata con un acido, che reagisce con le parti di metallo che non sono d’oro. La reazione chimica genera una scala di colori che indica il numero di carati.
Nonostante vari metodi siano disponibili per misurare i carati dell’oro, è importante notare che i carati dichiarati non sempre corrispondono a quelli effettivi. Ciò è dovuto a diverse ragioni, come la presenza di sostanze impure nell’oro o l’utilizzo di carati irregolari.
Viceversa, alcuni oggetti possono essere realizzati con oro di alta qualità ma dichiarato con carati più bassi. Pertanto è sempre importante verificare l’autenticità di un oggetto fatto d’oro prima di acquistarlo o rivenderlo.
La misurazione dei carati con il metodo dell’acido.
Come anticipato, quello dell’acido nitrico è uno dei metodi più comuni per determinare la purezza dell’oro. Il processo di misurazione dei carati dell’oro con l’acido nitrico è relativamente semplice.
Prima di tutto, il campione d’oro deve essere pesato accuratamente su una bilancia. Una volta che il peso è stato misurato, è possibile procedere con il calcolo della percentuale di purezza dell’oro.
Così, una volta pesato l’oggetto, una piccola quantità di acido nitrico viene messa a contatto con l’oro. L’acido nitrico reagisce con le impurità presenti nell’oro, formando una soluzione contenente ossidi metallici. Se la soluzione è di colore giallo pallido, significa che l’oro è meno puro. Se la soluzione è di colore rosso scuro, significa che l’oro è più puro.
Infine, la soluzione viene filtrata per determinare il peso dei metalli ossidati. Questo peso viene quindi confrontato con il peso dell’oro misurato in precedenza. Il rapporto tra i due pesi è noto come “rapporto di purezza” ed è indicativo del numero di carati dell’oro.
Determinati il peso complessivo e il rapporto di purezza, è possibile derivare il numero di carati dell’oro.
Possibilità difformità tra carati dichiarati e carati effettivi.
Per evitare spiacevoli sorprese, è sempre buona norma eseguire il test, in quanto i carati dichiarati e quelli effettivi talvolta possono non corrispondere.
La prima ragione per cui ciò possa accadere è piuttosto semplice: un errore umano.
A volte l’errore può essere involontario e quindi scusabile, altre volte il motivo per cui i carati dichiarati possono non corrispondere è ben più grave: la falsificazione fraudolenta di certificati per aumentare il valore di un oggetto e avere un guadagno maggiore è infatti una pratica che purtroppo non lascia inviolato alcun settore merceologico, gioielli compresi.
Un altro motivo per cui i carati dichiarati possono non corrispondere a quelli effettivi è l’uso di materiali di riempimento. È possibile infatti che all’oro vengano aggiunti materiali ulteriori per creare un pezzo più grande, con una conseguente diminuzione della concentrazione di metallo prezioso, e quindi con un numero inferiore di carati.
Un ultimo motivo per cui i carati dichiarati possono non corrispondere a quelli effettivi è l’usura: l’oro è un metallo molto morbido e può consumarsi con il tempo. Quando ciò accada, i carati dichiarati potrebbero non corrispondere più a quelli effettivi.
In conclusione, al giorno d’oggi la a misurazione dei carati dell’oro, e la quotazione del valore di un oggetto prezioso, possono essere compiute in modo estremamente accurato e affidabile.
Tuttavia, anche se la misurazione dei carati dell’oro è molto precisa, ci sono casi in cui i carati dichiarati possono non corrispondere a quelli effettivi. Ciò può essere causato da errori di misurazione o manipolazione del metallo. Inoltre, può anche accadere che alcuni soggetti dichiarino un numero di carati maggiore di quelli effettivi, in modo da aumentare il prezzo dell’oggetto.
Per evitare di incorrere in questo tipo di problematiche, è buona pratica affidarsi a un professionista affidabile, che sia in grado di eseguire tutti i test necessari con la massima trasparenza.
In questo senso è difficile ipotizzare un’alternativa migliore di un compro oro professionale, che rispetto ai compro oro ordinari ha ottenuto un’apposita certificazione ed è scritto a un apposito elenco di operatori tenuto dalla Banca d’Italia.
Un compro oro professionale è inoltre autorizzato a commerciare oro da investimento, in particolar modo lingotti, che come accennato presentano minori incognite e maggiori sicurezze rispetto al grado di purezza dell’oro utilizzato, essendo questo 24 carati (24K).
Inutile dire che Penny Oro, oltre ad essere un compro oro di tipo professionale, offre la massima competenza e trasparenza nei confronti dei propri Clienti, in ogni fase della valutazione, a garanzia di un rapporto di profonda fiducia, che da sempre ci caratterizza e contraddistingue.